Libertà dal monopolio

Libertà dal monopolio, Libertà dal liberismo che produce monopolio


Il 4 dicembre del 1974 una sentenza della Corte Costituzionale sancì la incostituzionalità del monopolio dell’etere, che allora era nelle mani dello stato italiano. Fu il principio di un processo che in breve portò alla proliferazione di radio libere su tutto il territorio nazionale. Fu anche il principio di un altro processo, di segno sociale e culturale del tutto diverso: la creazione di alcune televisioni commerciali, la espansione del mercato pubblicitario integrato con le televisioni commerciali.

Nel 1976 molti pensarono che le radio libere erano pericolose perché rischiavano di aprire la strada a un dominio neo-capitalistico dell’etere. Ciò che in effetti si verificò. Ma quella tendenza non poteva essere fermata, occorreva accettare la battaglia sul terreno della comunicazione, occorreva partire dalla liberalizzazione dell’etere per concepirlo finalmente come un campo di azione, di confronto e di battaglia.

Oggi, dopo ventisette anni quella sentenza della Corte costituzionale acquista nuovamente attualità. Infatti noi ci troviamo di nuovo in una situazione di monopolio. Si tratta di un monopolio del tutto diverso da quello che dominava il sistema radiotelevisivo fino al 1974. Si tratta di un monopolio che ha caratteri misti, perché unisce sotto il medesimo comando televisioni private e un bene pubblico come la RAI.

In sostanza si tratta di un monopolio di tipo neo-mafioso.
La tendenza verso il dominio monopolistico non è un fenomeno solo italiano. Da venticinque anni le politiche liberiste creano condizioni di devastazione sociale e di concentrazione del potere economico e politico

.

Devastazione del sistema pubblico, privatizzazione della scuola, flessibilizzazione selvaggia del lavoro dipendente, distruzione delle condizioni della vita civile. Questo è il programma che il gruppo dirigente liberista persegue nel mondo da venticinque anni.
Il risultato è sotto i nostri occhi: finite le illusioni ora si delinea una prospettiva di recessione e di guerra diffusa.

Nel sistema comunicativo il programma liberista va in direzione della concentrazione e del controllo centralizzato.
Altro che libertà del mercato. Pochi grandi gruppi hanno cancellato la democrazia economica e politica abolendo di fatto il pluralismo della comunicazione.
Questa tendenza potrà essere fermata solo da un’azione consapevole dei lavoratori della comunicazione.

Oggi come a metà degli anni ’70, in nome della democrazia, occorre favorire e praticare la proliferazione di emittenti televisive che si rendano capaci di eludere, e presto abbattere il monopolio informale che si è determinato.

La legge Mammì (votata nel corso degli anni 80, quando si stava perfezionando il disegno neo-mafioso che ha portato alla restaurazione del monopolio sull’etere) vieta e punisce il possesso di strumenti per la comunicazione televisiva. E’ necessario impugnare queste norme in nome della sentenza del 1974 e in nome della Costituzione italiana che prevede, all’articolo 21, la libertà e il pluralismo dell’informazione come principio basilare della democrazia